A PIENI POLMONI RESPIRARE BENE, VIVERE MEGLIO

È il primo atto vitale che compiamo nel momento in cui veniamo al mondo, ma forse non tutti sanno che oltre a fornire l’ossigeno indispensabile alla nostra sopravvivenza, una corretta respirazione è fondamentale per il buon funzionamento di altri sistemi del nostro organismo

a corretta respirazione è un argomento di grande rilevanza, di cui si sente spesso parlare in riabilitazione, come nelle varie discipline sportive. Si insegna sempre di più a gestire in modo corretto la mobilità delle costole per permetterci di respirare in modo corretto. Dalla rieducazione posturale al Pilates, dallo yoga al training autogeno il motto principale è “respirare bene”, ma soprattutto “espirare bene”. Cerchiamo di comprenderne più a fondo le ragioni attraverso un’analisi che parte dall’origine della vita. Il primo atto vitale che compiamo, dopo la nascita, è quello di iniziare a respirare. Nel feto l’ossigeno viene fornito direttamente dalla madre attraverso il cordone ombelicale e non si ossigena quindi dai polmoni. Non appena il cordone ombelicale viene reciso si interrompe questa simbiosi con la madre per dare inizio alla nuova vita del neonato, che compie il suo primo respiro in modo autonomo attraverso l’apparato respiratorio. L’aria entra nel nostro corpo dalle vie respiratorie superiori fino ad arrivare ai più piccoli alveoli. Il controllo della respirazione da parte del cervello è di tipo misto. Questo vuol dire che è una funzione controllabile volontariamente, ma che normalmente viene garantita dal sistema nervoso autonomo. Il controllo autonomo avviene per tutti i sistemi fondamentali per la nostra sopravvivenza come, ad esempio, quello cardio-vascolare. È possibile controllare volontariamente la respirazione, ma nei limiti previsti dalla sopravvivenza. Infatti, se proviamo a trattenere il respiro, abbiamo la possibilità di mantenere l’apnea fino a quando il nostro cervello ci ordina di respirare di nuovo. Questo avviene perché il sistema nervoso autonomo prevale sempre, e in qualsiasi situazione, sul controllo razionale. In natura la sopravvivenza prevale sulla volontà. Madre Natura ha pensato di salvaguardare la nostra sopravvivenza non solo da un punto di vista funzionale, ma anche da quello quantitativo. Il numero dei muscoli inspiratori è, infatti, molto più alto di quelli espiratori. Quindi, la possibilità di incamerare aria è salvaguardata e protetta. Una piccola curiosità che conferma quanto appena descritto è data dal fatto che le prime due costole (quelle più in alto) hanno soltanto muscoli inspiratori. La respirazione serve a fornire al nostro organismo il carburante primario, l’ossigeno, e ad eliminare i residui del metabolismo cellulare come l’anidride carbonica. La respirazione, e in particolare il movimento della gabbia toracica, è fondamentale anche per il corretto funzionamento di altri sistemi. Il principale muscolo respiratorio è il diaframma. Esso divide il torace dall’addome come una membrana (da cui il suo nome). Quando prendiamo aria il diaframma si abbassa, mentre quando espiriamo si alza. Questo movimento verticale alto-basso contribuisce a migliorare la circolazione del sangue. La spinta del diaframma verso il basso, infatti, crea un aumento della pressione interna dell’addome, per cui il sangue venoso è più facilmente richiamato verso il fegato e verso il circolo polmonare, mentre il sangue arterioso defluisce con maggiore facilità dai nostri organi interni e dagli arti. Se si altera questo equilibrio, nel tempo si può determinare una stasi venosa degli arti inferiori, nonché una stasi di tipo linfatico. Il movimento ritmico del diaframma contribuisce a migliorare la mobilità degli organi interni. Stimola, ad esempio, la peristalsi dell’intestino e quindi tutta la funzione digestiva. Spesso chi soffre di stitichezza presenta una forte tensione dei muscoli respiratori. Anche la tonicità del perineo (l’insieme dei muscoli pelvici che hanno una fondamentale importanza nel controllo degli sfinteri) è molto importante contro i problemi di incontinenza urinaria e fecale. Il perineo può essere vittima della tensione eccessiva del muscolo diaframma e perdere la sua funzione di contenzione. È opportuno in tutti questi casi consultare un riabilitatore per prevedere un trattamento idoneo, appropriato e, soprattutto, individualizzato. La respirazione, come già detto, risponde alle leggi della sopravvivenza. Quando siamo in pericolo il primo istinto è quello di inspirare per prendere tanto ossigeno e prepararci alla fuga o all’attacco. Al giorno d’oggi possiamo essere soggetti a situazioni di pericolo improvvise. Un incidente d’auto, un’aggressione e altre situazioni analoghe determinano, come primo effetto, quello di incamerare una grande riserva di aria facendoci fare una grande inspirazione. Sono però molto più frequenti e subdole le situazioni in cui viviamo uno stress meno consapevole ma costante, come problemi o difficoltà nel lavoro o in famiglia, il traffico e così via. A questi stimoli il corpo reagisce con un costante atteggiamento di difesa inspiratoria e a volte con prolungati momenti di apnea di cui non ci rendiamo normalmente conto. L’apnea determina una diminuzione della mobilità del torace a favore della rigidità dei muscoli inspiratori. Questi muscoli hanno una funzione importante anche sulla colonna perché la aiutano a stare dritta e a mantenere una postura corretta. Se i muscoli inspiratori sono rigidi e contratti, determinano un sovraccarico e una diminuzione della mobilità di tutte le vertebre e delle costole. La tensione sulle vertebre, a lungo andare, determina artralgie e dolori. Per prevenire gli effetti negativi della rigidità delle strutture implicate nella respirazione, è opportuno avere la consapevolezza di evitare nella quotidianità atteggiamenti di tensione e di difesa. Si deve fare attenzione a non sospendere le costole. Sia le superiori che le inferiori devono essere mantenute il più basse possibile in atteggiamento espiratorio.

La rigidità

del movimento respiratorio ha effetti negativi sul sistema vascolare determinando una stasi.

10-15 minuti

al giorno di esercizi respiratori aiutano a recuperare o mantenere l’elasticità del torace.

Con il taglio

del cordone il neonato inizia a incamerare ossigeno attraverso l’apparato respiratorio.

La pratica quotidiana di esercizi respiratori contribuisce in modo importante e spesso risolutivo a contrastare gli effetti negativi dello stress e delle tensioni di cui siamo costantemente vittime. Ecco un buon esercizio per recuperare o mantenere l’elasticità e la mobilità del torace. Distendetevi in terra con le ginocchia flesse e le braccia lungo il corpo leggermente allargate. La testa deve essere in una posizione confortevole, se troppo indietro mettete un cuscinetto basso sotto la nuca. Iniziate a respirare molto lentamente partendo da una leggera inspirazione con il naso e continuando con una lunga e profonda espirazione dalla bocca in modo tale da far scendere il più possibile le costole, in progressione, dalle più alte alle più basse. Per allungare ulteriormente e detendere il muscolo diaframma è necessario, durante la fase espiratoria, gonfiare la pancia (può essere utile le prime volte poggiare la mano sull’addome per sentirne meglio il movimento). Si devono dedicare 10-15 minuti al giorno a questo esercizio, preferibilmente la sera quando, più stanchi e stressati dalla giornata, la tensione dei muscoli respiratori è maggiore. Questo esercizio respiratorio può essere riprodotto sia da seduti che in piedi in qualsiasi momento, anche con poche respirazioni, in modo tale da inibire la tendenza del torace a restare rigido in atteggiamento inspiratorio.

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