QUANDO SI PARLA degli arti inferiori normalmente si pensa alle anche, alle ginocchia ed ai piedi. Questa è una visione da ampliare, in quanto il controllo ottimale degli arti inferiori parte dalla buona salute della colonna vertebrale e dell’addome. Il segmento vertebrale più coinvolto è quello lombare (che deve essere stabilizzato dai muscoli profondi e superficiali) e da tutta la parete dei muscoli addominali. Questa zona deve avere un buon controllo tonico per fornire solidità al bacino, fornendo un punto fisso ottimale agli arti inferiori. Ad esempio, una persona che cammina con la colonna vertebrale in avanti è costretta a camminare a piccoli passi perché parte della flessione delle anche è “rubata” dalla flessione in avanti del sistema colonna- bacino. Questo concetto è molto importante in quanto è inutile pretendere di camminare con passi lunghi e distesi se la colonna vertebrale non possiede una corretta morfologia ed un adeguato bilanciamento tra le varie curve di cui è composta. Come sempre, l’elemento portante è il tronco inteso come l’insieme muscolo- fascio-scheletrico costituito dalla colonna vertebrale, il torace, tutti i muscoli della colonna e dell’addome. Un tronco stabile garantisce la corretta mobilità dei quattro arti (superiori ed inferiori). Mentre il piede rappresenta il punto di contatto con il mondo esterno, l’anca è solidale al bacino ed alla colonna. Chi deve modulare gli squilibri biomeccanici delle anche e dei piedi sono le “povere” ginocchia le quali hanno la responsabilità di bilanciare le asperità del terreno in funzione della variabilità degli appoggi dei piedi. I piedi devono essere li- INTERVENTO CHIRURGICO: SÌ O NO beri da rigidità articolari e devono trasmettere tutti i carichi direttamente alle ginocchia. La perdita della libertà articolare inficia la capacità di scomporre le forze attraverso le “volte” dalle quali è formato (volta mediale, longitudinale e trasversale). Il ginocchio viene quindi continuamente sollecitato in valgo o in varo, a seconda che il piede sia troppo poggiato all’interno (pronato) oppure all’esterno (supinato). Allo stesso modo l’articolazione dell’anca dovrà adattarsi in rotazione interna od esterna per assecondare gli squilibri meccanici che arrivano in ascendente dal piede e dal ginocchio. Queste disfunzioni articolari costringono le stesse articolazioni (con tanto di capsule e legamenti) a sostenere una distribuzione dei carichi alterata, portandole alla formazione di un processo artrosico prematuro e disomogeneo. Il ginocchio soffrirà maggiormente nella zona interna (meniscosi mediale) o in quella esterna (meniscosi laterale). A sua volta l’anca presenterà un’erosione precoce della testa del femore e dell’acetabolo. In questi casi si avverte un dolore nella zona dell’inguine che scende verso la parte interna del ginocchio. Queste sono tra le relazioni biomeccaniche più frequenti delle articolazioni degli arti inferiori ed è il motivo fondamentale per il quale non si può curare un dolore dell’anca, del ginocchio, oppure del piede prescindendo dalle altre articolazioni e soprattutto dalla colonna vertebrale e dal bacino. La prevenzione, come sempre, costituisce la soluzione migliore. È utile e doveroso mantenere elastico e mobile l’insieme muscolare e fasciale di tutto il corpo al fine di evitare la possibilità che i carichi possano essere concentrati soltanto in alcune zone del corpo. La libertà di movimento garantisce la corretta biomeccanica ed il rispetto dei rapporti articolari. Tutte le ginnastiche volte alla ricerca dell’elasticità e della mobilità sono da preferire a qualsiasi attività di puro rinforzo muscolare. Le attività che privilegiano il controllo tonico e soprattutto consapevole del corpo (come, ad esempio, il Pilates e lo Yoga) sono senz’altro le migliori. In caso di dolori si deve però ricorrere alla riabilitazione, per poi continuare con lo sport una volta che questi siano stati risolti.
L’approccio del chirurgo deve essere, in una fase iniziale, di tipo conservativo. Viene privilegiata la riabilitazione per poi, se necessario, ricorrere alle infiltrazioni di acido ialuronico o dei “fattori di crescita”. Può essere necessario l’ausilio dei plantari per migliorare l’appoggio del piede e la scomposizione delle forze verso gli arti. L’intervento chirurgico è l’ultima possibilità, se l’approccio conservativo non ha dato i risultati sperati.
NON SEMPRE LA COLONNA VERTEBRALE È RESPONSABILE DEI DOLORI DEGLI ARTI INFERIORI
Uno squilibrio molto frequente dei muscoli degli arti inferiori che spesso viene confuso con la lombosciatalgia è una patologia chiamata “sindrome del Piriforme”. È una affezione della radice del nervo sciatico che non origina dalla colonna vertebrale, ma dall’eccessiva tensione di alcuni muscoli profondi dei glutei, il primo dei quali è il muscolo Piriforme. Il trattamento non deve essere elettivo della colonna vertebrale, ma di riequilibrio muscolare ed articolare degli arti inferiori e della loro relazione meccanica con il bacino e le anche.
Si deve fare attenzione a riconoscere bene i dolori. A volte un dolore al ginocchio o all’interno della coscia può essere soltanto il risentimento di un’affezione del colon o delle ovaie (o della prostata per l’uomo). La differenza sostanziale è che il dolore viscerale, a differenza di quello muscolare ed articolare, non cambia con il movimento o a seconda delle posizioni che si assumono.
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